Jonathan Galindo e il presunto legame con la morte dell’11enne di Napoli: cosa sappiamo?
Jonathan Galindo e il presunto legame con la morte dell’11enne di Napoli: cosa sappiamo di questo pericoloso gioco social che sta creando e suscitando allarme in tutto il mondo? Il nome di questa maschera, che ha le sembianze di un Pippo fittizio (celebre personaggio della Disney) storpiate in un ghigno, starebbe seminando il terrore nelle chat degli adolescenti, sfidandoli con gare (le cosiddette “challenge”) che potrebbero condurli anche alla morte. Spaventa i genitori, attrae i piccoli come una moda.

Jonathan Galindo e il presunto legame con la morte dell’11enne di Napoli
Pochi giorni fa un adolescente di 11 anni di Napoli ha mandato ai genitori, prima di lanciarsi nel vuoto, il seguente messaggio: “Ora ho un uomo incappucciato davanti. Non ho più tempo”. La Procura della Repubblica di Napoli, che coinvolge anche la Polizia postale, ha aperto un’inchiesta per istigazione al suicidio poiché potrebbe essere rimasto vittima di una sorta di ‘gioco’ social che spingerebbe i ragazzi verso gesti autolesionistici fino a spingerli a compiere il gesto più estremo. Dopo questo terribile gesto dell’undicenne napoletano, la stampa è tornata a parlare di quei terribili fenomeni virali che possono indurre i giovanissimi a finire nelle trappole del lato oscuro di internet, come ad esempio Blue Whale. I contorni della vicenda sono ancora poco chiari, ma il nome del gioco online ha iniziato a circolare sin da subito.
Le origini di Jonathan Galindo
Chi ha creato questa macabra maschera? E perché? Nata dal lavoro del creatore di effetti speciali Samuel Catnipnik, conosciuto anche come Dusky Sam Cut, che su Twitter ha voluto puntualizzare: “Questa follia di Jonathan Galindo sembra stia terrorizzando tantissimi giovani impressionabili. Le foto e i video sono miei, del 2012-2013. Erano per il mio strano piacere personale, non per qualche cacciatore di brivido dei giorni nostri che cerca di spaventare e intimidire le persone. Se ricevete un messaggio da qualcuno che vuole iniziare qualche gioco, non interagiteci”. Insomma la sua figura non ha nulla a che vedere con il pericoloso gioco online. Tuttavia, gli scatti sviluppati per mostrare il suo lavoro — diffusi online – sono diventati preda di chi voleva appropriarsene, facendone le immagini di Jonathan Galindo. Si parte da qui, insomma, per creare quello che viene definito un perfetto creepypasta. Queryonline.it ha spiegato: “Le creepypasta sono sostanzialmente storie dell’orrore in salsa telematica, l’equivalente moderno delle storie di fantasmi raccontate intorno al fuoco. Spesso partono da immagini inquietanti per costruirci intorno un racconto, via via modificato dagli utenti per renderlo sempre più spaventoso e poi diffuso grazie al copia e incolla (il suffisso ‘pasta’ viene proprio da cut&paste)”.
Per la verità sulla rete si parla di Jonathan Galindo già dal 2017, quando un articolo della versione messicana di Blasting News mostrò le immagini del Pippo Incappucciato di cui si stavano popolando i profili Facebook e di 4chan. Un’ottima esca per i cybercriminali, che sono riusciti ad accedere agli indirizzi IP degli utenti per rubare i dati.
In particolare la diffusione di queste nuove sfide social sarebbe partita dal Messico, prima di raggiungere India, Vietnam, Spagna e Brasile.
È probabile, quindi, che la notorietà di questo profilo finto abbia spinto altre persone a emulare le azioni dell’account originale, portando così alla nascita di numerosi Jonathan Galindo.
La stessa cosa, dunque, sarebbe avvenuta anche in Italia: già a luglio alcune testate scrivevano che la minaccia era reale anche nel nostro Paese, vista la denuncia alle forze dell’ordine di una mamma preoccupata.
Come funzionerebbe?
Il modus operandi sarebbe sempre lo stesso nei differenti Paesi. Le vittime sono adolescenti, tra gli 11 e i 13 anni, che vengono contattati sui social, principalmente Instagram, TikTok e Facebook. Una volta entrati in contatto con Jonathan Galindo, quest’ultimo invia un link — attraverso il servizio di messaggistica delle app — per dare inizio al pericolosissimo gioco che prevede sfide di coraggio fino a sfociare in atti autolesionistici.
L’allarme del Cicap
Massimo Polidoro del Cicap (Il Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sulle Pseudoscienze) in un video pubblicato a luglio su Youtube ha trattato la storia di Jonathan Galindo alla stregua di una bufala: “Il fatto di riprendere dei pericoli autentici, di travisare completamente, di costruirci sopra una storia che dia la possibilità di indicare un colpevole preciso è la stessa cosa che troviamo all’interno di tante teorie del complotto. Horror di serie B sufficienti a scatenare le paure di certi genitor”.
Ha poi avvertito che un rischio concreto con tutte queste storie c’è: “Che qualcuno inizi a copiarle, a volerle trasformare in realtà. Nel caso del Blue Whale c’è un processo in corso che riguarda proprio un caso di emulazione di un fenomeno che, in realtà, era solamente una leggenda”.
Ora però non resta che attendere l’esito delle indagini per capire se e come abbia inciso la figura di Jonathan Galindo sul suicidio dell’11enne di Napoli.