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Kasia Smutniak debutta alla regia con il documentario Mur

Kasia Smutniak ha debuttato alla regia con Mur. Il documentario è stato presentato in anteprima mondiale al Toronto International Film Festival e verrà presentato alla Festa del Cinema di Roma 2023 nella sezione Special Screening. Prodotto da Domenico Procacci, Laura Paolucci, Kasia Smutniak Mur è scritto dalla stessa attrice e regista polacca naturalizzata italiana e da Marella Bombini ed è una produzione Fandango in associazione con Luce Cinecittà e una distribuzione Luce Cinecittà.

Kasia Smutniak – Foto: Ufficio stampa

La sinossi di Mur di Kasia Smutniak

Marzo 2022, da pochi giorni la Russia ha invaso l’Ucraina e l’intera Europa si è mobilitata per dare asilo ai rifugiati. Il Paese che si è distinto per tempestività e generosità è stata la Polonia, lo stesso Paese che ha appena iniziato la costruzione del muro più costoso d’Europa per impedire l’entrata di altri rifugiati.

Una striscia di terra che corre lungo tutto il confine bielorusso, chiamata zona rossa, impedisce a chiunque di avvicinarsi e vedere la costruzione del Muro, il protagonista della storia raccontata in questo film.

L’attrice e regista Kasia Smutniak esordisce alla regia con un film che è allo stesso tempo un diario intimo e una denuncia.

Il percorso, un incerto e rischioso viaggio nella zona rossa dove l’accesso non è consentito ai media, inizia davanti a un muro e davanti a un altro muro finisce. Grazie all’aiuto di attivisti locali e con una leggerissima attrezzatura tecnica, la regista raggiunge il confine e filma ciò che non si vuole raccontare.

Il primo muro respinge i migranti che arrivano da terre lontane attraversando il bosco più antico d’Europa, una frontiera impenetrabile in un mare di alberi. Puszcza Białowieza, così si chiama quel bosco, che, proprio come il mare, è un elemento nuovo per le migliaia di persone che tentano il viaggio. Il secondo, quello di fronte alla finestra di casa dei nonni a Łodz, dove la regista giocava da bambina, è il muro del cimitero ebraico del ghetto di Litzmannstadt.

Cercando di riconciliarsi con il proprio passato, Kasia Smutniak torna a casa con una forte consapevolezza: l’accoglienza non deve fare distinzioni, chiunque sia in pericolo va soccorso, un continente che si definisca democratico non innalza muri.