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Mostra del Cinema di Venezia: pioggia di critiche per Abdellatif Kechiche

Applausi e dissensi hanno pervaso la presentazione di Mektoub, My Love: Canto uno, il film portato dal regista franco-tunisino Abdellatif Kechiche alla 74 esima Mostra del Cinema di Venezia. Può un racconto d’estate, l’imbarazzo del primo bacio, l’abbandono di un amore perduto e una notte infinita in discoteca rappresentare un quadro sessista?

Mostra del Cinema di Venezia: pioggia di critiche per Abdellatif Kechiche- foto tg24.sky.it

Sotto accusa vi sono ben tre ore di esaltazione della giovinezza girata quasi interamente ad altezza fondoschiena dei giovanissimi e bellissimi protagonisti che trascorrono la loro estate a Séte (sud della Francia) nel 1994.

Il film di Abdellatif Kechiche inizia con un’insistente scena di sesso e prosegue con diverse riprese di fondoschiena e riferimenti non troppo velati.

C’è chi ha amato subito e incondizionatamente la lentezza della pellicola e c’è chi invece non è riuscito a vedere altro che “machismo” e sessismo.

Ophélie Bau, Alexia Chardard e Lou Luttiau si sono schierate a difesa del regista accusato non troppo velatamente dalla stampa di essersi soffermato con volgarità su corpi e fondoschiena dei personaggi femminili.

Ecco quello che hanno dichiarato le attrici protagoniste dopo aver visto il film per la prima volta alla Mostra del Cinema di Venezia:

Ophélie Bau (Ophélie): “I giornalisti che hanno lanciato queste critiche non hanno capito il messaggio del film: sono liberi di credere quello che vogliono, ma non hanno colto il senso della storia. Io dovrei essere la persona più direttamente interessata a quello sguardo sessista e voyeuristico, ma non ho percepito nulla di tutto ciò. Né durante le riprese, né rivendendomi sul grande schermo ieri sera. Con mia grande sorpresa, girare le scene di nudo non è stato per nulla difficile, e questo proprio grazie ad Abdellatif: lui si è preoccupato che non provassi imbarazzo e così ha fatto un lungo lavoro preparatorio. Poi, ha voluto che per quelle sequenze, sul set, fossi circondata solo dalle donne della troupe. Ha fatto di tutto per evitare il mio imbarazzo: abbiamo avuto lunghe conversazioni e mi ha aiutato ad abbattere le mie barriere, a farmi sentire libera: Ed è proprio questo il messaggio del film: un inno alla vita, alla libertà, all’amore”.

Alexia Chardard (Charlotte): “Sono critiche infondate. Il mio personaggio è forse quello meno esposto sotto questo punto di vista, perché Charlotte è una ragazza abbastanza timida e diversa dalla altre del gruppo, si mette poco in vista. Però anche se fossi stata nei panni di Ophélie, non mi sarei sentita a disagio. Io parto dal principio che lo strumento di un attore è proprio il suo corpo: come attori dobbiamo avere l’abitudine a mettere a nudo il nostro corpo, a metterlo al centro dell’attenzione: questo è il cinema, così come è la danza. Non mi disturba per nulla lo sguardo di Kechiche, proprio per nulla”.

Lou Luttiau (Céline): “Personalmente non sono per nulla d’accordo con quella critica. Ma proprio per niente. Forse avendo visto il film solo una volta è difficile darne un giudizio oggettivo, è un’opera che richiede più visioni per essere apprezzata nella sua pienezza”.