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Sardinia Film Festival: Béla Tarr a tu per tu con aspiranti cineasti

Quello che arriva dal Sardinia Film Festival è un appello ancorato di un maestro del cinema come Béla Tarr: “Non scendete a compromessi, siate sempre coraggiosi e autentici e non limitatevi a bussare alla porta del cinema, sfondatela”.

Béla Tarr al Sardinia Film Festival- foto sff.ba

Il regista ungherese ha ispirato gli aspiranti cineasti in un incontro a tu per te in occasione del premio alla carriera che gli è stato conferito ad Alghero, un’opera artigianale di Agostino Marogna raffigurante un suonatore di launeddas (uno strumento popolare sardo a fiato).

Sguardo profondo, Tarr ha raccontato i suoi primi passi nel mondo del cinema: “Quando ho iniziato a fare cinema, all’età di ventidue anni, mi sono accorto che tutto in questo mondo era falso, anche i sentimenti. Guardavo i film e vedevo che la realtà era completamente diversa rispetto a quella proposta nelle pellicole. Sentivo che la dignità umana veniva stuprata ogni giorno e, da allora, lo scopo del mio lavoro è stato quello di far rispettare la dignità umana. Un intendimento mai venuto meno”.

Da quel momento in poi, rabbia, difficoltà e voglia di fare lo hanno condotto verso uno stile tutto proprio che indaga la razza umana nelle sue forme più degradate e racconta l’impotenza dell’uomo di fronte alla fine inevitabile.

L’incontro ha svelato anche il suo rapporto con il bianco e il nero e le motivazioni che lo hanno condotto a tale scelta stilistica: “Non ho più sopportato il colore fin dalla metà degli anni Ottanta, da quando le pellicole a colori sono state realizzate con un materiale diverso, che le ha rese a mio parere inguardabili”.

Da quando Béla Tarr ha dichiarato il suo ritiro dalle scene con  l’Orso d’argento al Festival di Berlino 2011 per il film Il cavallo di Torino ha intensificato il suo impegno per i giovani:  factory che mette in relazione i neofiti con i maestri e incontri di ogni genere.