Giacobbe Fragomeni ha raccontato tanti aspetti e momenti drammatici e travagliati della sua vita privata in una lunga e commovente intervista rilasciata al settimanale di gossip Chi. Il vincitore dell’Isola dei famosi 2016 Giacobbe Fragomeni ha rivelato che suo padre era alcolizzato, di giorno lavorava in fabbrica e la sera lo riempiva di botte mentre alternava un bicchiere di vino a una cinghiata. Sua sorella maggiore Letizia Maria è morta per overdose. L’altra sorella è fuggita di casa. Sua madre si è ammalata con il tempo.

Una buona parte della sua vita adolescenziale l’ha trascorsa in collegio. “Prima a Milano, poi vicino al Lago di Garda – ha dichiarato Giacobbe Fragomeni – Durante il fine settimana soffrivo per l’abbandono. I miei amici nel weekend tornavano a casa, io non potevo perché i miei genitori non avevano i soldi per la benzina per venirmi a prendere, così rimanevo solo. Dopo il collegio cercavo una via di fuga, lontano dalle legnate di mio padre. I miei amici mi dicevano: Fatti una canna, viaggi con la testa e non ci pensi. Vivevo per strada. Avevo paura di tornare a casa. Dopo le canne, però, le paure sono aumentate. È arrivata la depressione che non sapevo curare – ha rivelato il 46enne pugile milanese – né con i medici né con i farmaci. Così ho scelto di passare di droga in droga. Cercavo lo sballo più forte per non pensare. Per evitare mio padre, per evitare la vita. Ho iniziato a distruggermi. Prendevo Lsd, cocaina e poi, per fortuna, l’eroina“.
Il campione del mondo professionisti WBC nel 2008 per la categoria dei pesi massimi leggeri ha specificato al giornalista di Chi Gabriele Parpiglia: “L’eroina era la droga, diciamo così, migliore per me. Mia sorella stava male, era tossicodipendente a livelli assurdi. Io volevo farla finita prima di lei. Sapevo che sarebbe morta prima o poi. Era un pomeriggio. Prima mi sono fatto un acido, poi una siringa. Mi sono massacrato. Sono andato in stazione e ho pensato: Ora mi ammazzo. Non ce l’ho fatta. Poi mia sorella è morta, mio padre dopo poco se n’è andato e mia madre lo ha seguito. Io ero rimasto con le droghe e con l’eroina come medicina […]. Sono ancora vivo e posso parlare, lottare, amare. Ma sarei potuto morire quel giorno, se mi fossi spinto pochi metri in avanti con il mio corpo. Ero in stazione, il treno stava per passare e io volevo farmi travolgere”.