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Dolce&Gabbana torna indietro: punta sulla stampa per la nuova campagna

Dolce&Gabbana è tornata indietro. La lussuosa maison di moda italiana ha scelto di puntare nuovamente sulla stampa per la nuova campagna primavera/estate coinvolgendo vecchi e nuovi volti del brand. Alla base di questa scelta un concetto ben preciso: in un momento in cui il digital è ormai “mainstream”, la stampa è diventata un lusso, e per un brand del lusso è la scelta più coerente.

Dopo le furiose e accese polemiche per lo spot razzista in Cina, Dolce&Gabbana ha optato per un ritorno alle origini. Una casualità oppure è una conseguenza di ciò che è successo con il video social dello spot in Cina?

Resta il fatto che le protagoniste degli scatti della nuova campagna della maison dei ricchi e influenti stilisti italiani Domenico Dolce e Stefano Gabbana sono: Isabella Rossellini, Monica Bellucci, Ashley Graham, Helena Christensen, Eva Herzigova, Carla Bruni e Marpessa. Tra gli autori delle immagini anche Giuseppe Tornatore, per la prima volta dietro la macchina fotografica per il brand.

Lo stilista Stefano Gabbana ha dichiarato in un’intervista a Vogue: «Per noi questo è il momento di tornare ai magazine, e anche ai giornali, di andare nella direzione opposta rispetto agli altri. Siamo un’azienda del lusso ed esprimiamo il nostro valore attraverso un punto di vista unico. Nel 2019 la stessa cosa vale per i magazine. Mentre tutti sono sullo smartphone, comprare la carta stampata potrebbe sembrare un lusso. In realtà se ne ricava un punto di vista unico, preparato con cura e tempo. Per me è il momento del grande ritorno delle riviste: potere alla stampa!».

Per poi aggiungere: «In un mondo sempre più globalizzato, esprimere la nostra unicità è diventato sempre più importante. Spiegare la nostra identità in questo modo è possibile solo attraverso la carta stampata: sfogliando le pagine di un giornale, a una a una, il punto di vista di ciascun fotografo si riconosce chiaramente, a colpo d’occhio. Se avessimo fatto un post, o lanciato una campagna digitale non sarebbe stata la stessa cosa».