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Intervista al gigolò Francesco Mangiacapra: “Esiste una vera e propria lobby di preti gay, una massoneria”

L’autore del libro scandalo “Il Numero Uno. Confessioni di un marchettaro” (edito da Iacobelli Editore) e del dossier scottante sui preti gay, Francesco Mangiacapra, ha rilasciato un’intervista esclusiva a noi di iGossip.it in cui ha raccontato alcuni aspetti inediti del suo carattere e della sua personalità, si è soffermato sulla sua carriera di escort e sulla vita trasgressiva e top secret di tanti preti gay italiani… e non solo!

Molto seguito su Instagram e Facebook, l’avvocato-escort Francesco Mangiacapra ha raggiunto la popolarità grazie al libro che Frédéric Martel, sociologo e storico francese, ha definito “il testo politico di un prostituto politico”, ritenendolo una critica radicale al capitalismo post-industriale e alla globalizzazione dell’economia ma anche una severa testimonianza sulle attuali politiche che hanno abbandonato alla disoccupazione di massa l’Europa del sud e in particolare il sud Italia. “Il Numero Uno. Confessioni di un marchettaro” è stato presentato anche in alcune università italiane. La sua storia e le sue numerose denunce hanno subito conquistato, e in molti casi anche scioccato, il pubblico del programma di Italia 1, Le Iene, del Maurizio Costanzo Show e di Pomeriggio 5, trasmissione di Canale 5 condotta da Barbara D’Urso, riscuotendo grande successo anche all’estero. Ora bando alle chiacchiere. Non perdetevi l’intervista esclusiva a Francesco Mangiacapra!

Valori e ideali di Francesco Mangiacapra

Quali sono i tuoi valori e ideali?
Libertà e coerenza sono il mio leitmotiv. In circolazione c’è più gente che per salvarsi la faccia non ammette di prostituirsi per mestiere e poi alla fine per opportunismo vende corpo, intimità e attenzioni in cambio di speranze, favori, raccomandazioni e occasioni, ma con la pretesa di salvare la facciata per restare le persone integerrime che vorrebbero apparire, ma che non sono. Chi si prostituisce per mestiere non svende la dignità, perché conserva l’onore dell’onestà di essere se stesso fino in fondo e di arrivare a ottenere ciò a cui ambisce solo ed esclusivamente con i propri mezzi e non tramite l’altrui intercessione. Perché mai dovremmo negoziare con la società, continuamente, cosa poter fare e cosa non poter fare con il nostro corpo e sul nostro corpo? Io ho sempre vietato al prossimo di rendersi padrone della mia vita e se provassi timore per l’altrui giudizio, allora sarei di fronte al mio padrone o a chi tenta di esserlo. Libertà e coerenza che non ho conquistato senza fatica. Esso sono frutto della solitudine, della rabbia, dell’orrore verso i lati più beceri dell’ipocrisia umana, ma soprattutto dall’inaccettazione dell’ordine costituito delle cose, dalla vulnerabile sensibilità di sapere che dietro al velo c’è la verità. Da ciò è nato il mio impegno a dequalificare quell’io lezioso frutto delle imposizioni familiari, sociali, religiose e consuetudinarie.

Cosa ti ferisce di più e cosa invece ti rende orgoglioso?
Nei rapporti sociali il marchio delle mie scelte mi preclude occasioni di relazione e di incontro, e questo mi frustra molto: ma sarei ipocrita se me ne lamentassi, dal momento che il mio guadagno è anche frutto delle mie rinunce sociali, della condanna che le persone mi impongono. D’altro canto, ho solo tentato a modo mio di aprirmi la strada verso la felicità, e non è stata la strada più facile né la più comoda. Se qualcuno pensa che la mia sia una scelta di comodo gli cedo il mio posto, anche se dubito che altri saprebbero occuparlo come lo occupo io. Ma caro è il prezzo della libertà che mi sono preso di disinteressarmi dell’opinione, del biasimo e finanche dell’approvazione altrui. Un lusso che mi rende orgoglioso, perché pochi sono in grado di potersi permettere, mentre molti morbosamente sanno soltanto condannare perché intimamente desidererebbero conseguire.

La carriera di escort e i vizi dei preti

Quando e come è iniziata la tua carriera di escort?
Non esiste nessuna carriera, sono soltanto una persona che, stanca di svendere il cervello – come tanti della mia generazione -, un giorno ha preferito iniziare a vendere il corpo. Un ragazzo deve pur fare qualcosa per guadagnarsi da vivere! Ero laureato (in giurisprudenza N.d.R.), e senza una indipendenza economica né prospettive lavorative. Un giorno in cui mi sentivo niente in confronto a quello che sono dentro, una persona con cui non sarei mai andato gratis mi propose di pagarmi per fare sesso e io mi incuriosii. Accettai, non perché volessi prostituirmi né perché avessi impellente bisogno di denaro, piuttosto per nutrire la mia autostima. Non sarebbe stata l’idea di prostituirmi a privarmi della dignità, lo era piuttosto l’assenza di emancipazione, per cui avevo tutto da guadagnare e nulla da perdere.

Con quanti preti sei andato a letto?
Sarebbe piuttosto interessante sapere tra tutte le persone con cui sono andato, quanti erano preti e non lo sapremo mai! Ma fondamentalmente il mio lavoro di gigolò è simile a quello dei preti, solo più scrupoloso. La differenza è che io ci metto la faccia perché rivendico dignità e trasparenza: la dignità delle puttane che col denaro si tengono lontane dalle miserie dell’anima altrui, e la trasparenza di un santo che ha fatto della libertà il suo vessillo, l’aura suprema, perché pochi come me sanno essere onesti con se stessi nel realismo della vita.

Qual è la pratica sessuale più richiesta dai preti?
La mia attività mi ha dato modo di capire quanto spesso i preti reprimano non soltanto le proprie pulsioni, ma addirittura le proprie esigenze, i propri diritti, il tutto per imprigionarsi in un abito abbastanza largo da coprire i propri vizi. In generale, sebbene non lo si creda, la maggior parte delle richieste dei preti sono più esigue di quanto si immagini, perché ciò che più manca ai preti è proprio l’affetto di un partner. Spesso chi paga lo fa proprio per solitudine. Mentre ai clienti laici è ben chiaro quale sia l’oggetto della compravendita, per i preti capita più sovente che qualcuno si innamora in un giorno. Ma come tutti gli uomini, impiegano poi meno di un giorno per disinnamorarsi!

Ma ci sarà pur stata qualche richiesta più hard ed estrema che hai ricevuto da un prete?
Le richieste più strane paradossalmente non sono legate al sesso: c’è chi paga per farsi insultare, percuotere, torturare. Inutile negare anche che dove circola molto denaro, inevitabilmente la droga non manca mai. Personalmente ho scelto di fare l’accompagnatore, non il pusher, per cui non procuro droga a nessuno. Mi capita di vedermela offerta sovente, ma ho sempre rifiutato. Non fumo neppure. In fin dei conti, ritengo che nessuna fantasia o parafilia debba essere considerata risibile o riprovevole, se messa in atto tra persone adulte e consenzienti. Rispetto tutte le fantasie, sempre facendo attenzione all’utilizzo delle precauzioni.

Tra i tuoi clienti ci sono anche calciatori, attori e modelli?
Lo specchio di fronte al mio letto è un oblò sul mondo: la rosa della clientela è talmente ampia e diversificata per estrazione sociale, età, stato civile, professione, orientamento sessuale, provenienza geografica che di fatto non esiste nessun prototipo di cliente. Anzi, le persone più insospettabili sono sovente quelle che più vivono un rapporto conflittuale con le proprie fantasie sessuali, che inevitabilmente finiscono per salire a galla tanto più prorompenti quanto più è veemente la loro fatica nel reprimerle invano. Le persone a letto hanno tutte quante i medesimi vizi, che siano benestanti o disagiate, VIP o NIP: quando ci stendiamo orizzontali in un letto tutti i gradini sociali e relazionali si azzerano.

I social network influenzano la tua attività?
I social network hanno aiutato a diffondere la mia storia, che è inusuale non tanto per il contenuto, quanto per la coerenza con cui rivendico la libertà delle mie scelte. Non a caso, siccome essere intelligenti spesso ferisce chi non lo è, non mancano stalker e detrattori che assiduamente si prendono il disturbo di stigmatizzarmi proprio tramite la rete. E dai social ho ricevuto frequenti episodi di offese e minacce, per le quali ho sporto diverse querele che attualmente mi vedono parte lesa in processi penali a carico di questi leoni da tastiera. Tra poco supererò Anna Oxa per il numero di querele che faccio. E tanta pubblicità non ha giovato alla mia attività di escort, perché gran parte della clientela preferisce ragazzi anonimi. Ovviamente avevo messo in conto questo risvolto della medaglia ma, tutto sommato, ho voluto prendermi la mia libertà: l’attività di un escort è certamente meno longeva di altre, ma più fruttuosa. Senza dubbio, mi lascerà una sicurezza economica su cui poter contare anche in futuro.

Come rispondi alle critiche di coloro che ti hanno accusato di aver “sputato nel piatto in cui hai mangiato”?
La scelta di svelare tutti i miei segreti professionali è stata ponderata ma non facile, perché sapevo che con la pubblicazione del libro avrei perso una grossa fetta di clienti. Sicuramente è stata una scelta coraggiosa e in linea con le denunce sociali che intendevo fare: ho venduto il corpo, mai la dignità. Nel caso di questi preti avrei avuto tutto da guadagnare a mantenere il segreto, soprattutto economicamente: pagano bene e non avrebbero di certo avuto problemi a pagare per farmi tacere sulle loro abitudini. Perciò il mio è da considerarsi un doveroso atto civico e morale: un’azione politica e sociale. Non potevo non denunciare questi comportamenti, altrimenti sarei stato loro complice, sarei stato complice di chi ogni domenica dal pulpito tenta di derubarmi di quella libertà sessuale di cui io sono onesto fautore e promotore, e che loro invece defraudano con un atto di pirateria! E quando un prete in conflitto con se stesso comporrà il numero di un anonimo gigolò, tenga sempre a mente che la sua privacy è un diritto secondario e trascurabile di fronte al rispetto e alla promozione della libertà sessuale e della dignità tanto vituperate da parte di quel clero affetto da una doppia morale schizofrenica.
Perché, a differenza di chi per la tonaca che indossa si nasconde dietro l’ombra della privacy e della riservatezza, io ci metto sempre la faccia in ciò che faccio, e non per fierezza o per ottenere visibilità, ma per mera coerenza. Ecco perché mi reputo un vero militante. Un testimone dei miei tempi. Un uomo libero che critica, con il proprio modo di essere e di vivere, il contesto politico e umano in cui porto avanti la mia esistenza.

A proposito di scandali, che cosa pensi dei numerosi casi di preti pedofili che hanno travolto la Chiesa Cattolica in ogni parte del mondo?
Non mi meraviglia, purtroppo. Le persone a cui i preti si rivolgono per vivere la propria sessualità sono spesso persone in difficoltà economica, mentalmente e culturalmente poco strutturate. Al solito i vertici della Chiesa si svegliano solo quando si montano i casi mass-mediatici. L’aspetto aberrante è che quando io stesso ho segnalato qualche relazione omosessuale di qualche prete ai propri superiori, la prima – anzi l’unica – preoccupazione che mi sono sentito rispondere è stata: “ma il ragazzo con cui ha fatto sesso era maggiorenne?”. Come se l’unico problema – evidentemente legale e non morale – sia solo la soglia del consenso prevista dalla legge. Il vero problema che la Chiesa dovrebbe affrontare è capire che molti di questi ragazzi, anche se adolescenti o addirittura maggiorenni, si trovano spesso in condizioni di indigenza o di subordine mentale e psicologico rispetto a chi – come un prete – rappresenta per loro una guida che facilmente li può influenzare e sfruttare. Nel mio libro prima, e con il dossier poi, ho più volte dimostrato che esiste una vera e propria lobby di preti gay, una massoneria, un sottobosco: si frequentano tra di loro, si conoscono tutti, si avallano, si confrontano, si sostengono a vicenda. I vescovi continueranno a tacere per affossare e, tutto sommato, il loro silenzio è la predica migliore che si possa sentire da un prete.

Che cosa vorresti dire a Papa Francesco in merito ai numerosi scandali che stanno mettendo in ginocchio la Chiesa Cattolica?
Non voglio essere un anticlericale accanito, ma la Chiesa istituzionale ha mutilato l’uomo del suo senso critico, creando una falla nella sua identità, da cui essa ha assorbito e continua ad assorbire avidamente, gran parte della sua credibilità sociale. È un gioco sottile, quanto efficace e invisibile che determina e accresce il divario tra chi crea le regole e chi le segue. Una Chiesa che da millenni vive della credulità delle persone. Io non sono nessuno in confronto. Ognuno fa il suo gioco, e capita che qualche volta un gigante inciampi in una formica. Al Papa vorrei dire che nella vita o si è felici o si è complici della propria infelicità. Non una riflessione moralistica ma profondamente umana, suscitata dall’impunità e dalla falsità di personaggi capaci di scendere ai livelli più bassi della perversione pur mantenendo sempre una facciata pulita e onorata con cui permettersi di giudicare pesantemente gli altri.