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Dolce e Gabbana: un ponte tra tradizione italiana del lavoro e nuove generazioni

Dolce e Gabbana: un ponte tra tradizione italiana del lavoro e nuove generazioni. C’è la tradizione italiana, tutta. Il giardiniere, il lattaio, il fioraio, il calzolaio, il panettiere, il sarto, l’orafo e l’orologiaio.

I mestieri d’arte che tramandano l’eccellenza del saper fare. Anche ai tempi di Tik Tok. Al Metropol di Milano è Dolce e Gabbana show. “Il messaggio che vogliamo dare è quello di un ponte tra la tradizione italiana del lavoro e le nuove generazioni – spiegano i due stilisti – per dire ai giovani che con le mani si può fare qualcosa di utile a sé stessi e alla società”.

Di giovani e tik tokers (le nuove generazioni che impazzano sull’app musicale) nel front row ce ne sono parecchi, una quarantina in totale, chiamati a raccolta dal duo creativo per realizzare i video degli artigiani che all’ingresso del teatro lavorano dal vivo nei corner-installazioni. “Siamo partiti tanti anni fa con i blogger, poi abbiamo avuto i millennial e ora è la volta dei tik tokers, che sono l’opposto” di chi lavora con le mani, aggiungono i due stilisti, presentando una collezione che è un sapiente elogio del fatto bene e fatto a mano. Il tutto sulle note senza tempo di Franco Battiato.

“Il fatto a mano è pensato per trasmettere il ricordo – aggiungono i creativi – fare a mano è un atto d’amore che rimane per sempre e tocca il cuore”. Fil rouge dell’autunno-inverno 2020/2021 per l’uomo è “ricerca, amore bellezza”, rimarcano gli stilisti, che lanciano un messaggio alle nuove generazioni: “Puoi fare il pane e lavorare la maglia e chissà che un giorno questo non diventi il tuo mestiere”.

In pedana è l’importanza della manualità e dell’artigianalità che viene celebrata. Come fosse un inno che i due stilisti intonano all’unisono. Le maglie e le pellicce oversize in lana, alpaca e lurex. I cappotti vestaglia e i montoni voluminosi, gli stivaletti con inserti pelliccia e le camicie stampate in seta. E poi ancora è la maglia protagonista assoluta sui completi lavorati ai ferri e nella jumpsuit morbidissima.

La craftmanship riecheggia a lettere cubitali sulle maglie, come le scritte ‘fatto a mano’ e ‘artigianalità’. Look che in passerella cedono il passo ai modelli-artigiani: ora il pittore, ora il fioraio, ora il pastore che chiude lo show con un agnellino in braccio. Non mancano gli abiti sartoriali, i gessati, le borse portate triple e doppie, gli abiti neri in velluto liscio e i pantaloni a coste che raccontano una storia di civiltà e tradizione. Mestieri d’arte che trasmettono emozioni uniche e che al Metropol si riflettono nei video in bianco e nero proiettati sulle pareti e realizzati a Custonaci, in Sicilia, dove si vedono diversi artigiani al lavoro. Filmati dall’impronta vintage ma attualissimi, proprio perché girati al giorno d’oggi.

“Ai giovani piace fare le cose con le mani. Lo vediamo dalla nostra scuola di arti e mestieri – fanno notare i due creativi -. L’Italia è stata fatta da queste persone, i falegnami, i panettieri, i sarti, ed è interessante riprendere questo discorso oggi con una comunicazione diversa come con Tik Tok”. App sulla quale Dolce e Gabbana promettono di sbarcare “entro fine mese”.