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Cip! è il nuovo album di Brunori Sas

Cip! è il nuovo album di Brunori Sas. Un disco prodotto dallo stesso Dario con Taketo Gohara per Picicca, che si impone con un linguaggio nuovo e profondo, che colpisce ed emoziona dal primo ascolto. Il centro è uno: nelle undici tracce di Cip! Dario ha voluto scrivere “dell’Uomo, e non degli uomini”.

Brunori Sas – Foto: Facebook

Brunori ha raccontato il significato e ha descritto a pieno il suo nuovo album durante una conferenza stampa con giornalisti ed esperti del settore.

“Questo è un disco che ha a che fare con il mio tentativo di recuperare il fanciullino – ha dichiarato l’artista -. Sento che è la cosa che dobbiamo fare. Recuperare un certo tipo di spiritualità. Non mi scaglio contro un punto di vista politico, quello che possiamo fare noi è bilanciare un estremo. Io sentivo che l’equilibrio migliore dovesse andare in una direzione poetica. Scrivere anche delle cose che, anche un tempo, magari, mi sarei risparmiato. Non ho voluto cadere nella disillusione. Anzi, è proprio quello il mio scopo, recuperare l’incanto”.

Nelle tracce si parla molto di mondo: “Quando abbiamo stilato la scaletta finale ci siamo accorti che c’era spesso la parola MONDO ma alla fine ho pensato che era giusto ci fosse una parola chiave. Uno degli stimoli che ho avuto è la scoperta della sindrome della veduta d’insieme. Una sindrome che viene riscontrata negli astronauti, una visione del mondo dallo spazio. Relazione tra bene e male, l’essere una creatura a tempo determinato. La parola mondo come qualcosa di visto da lontano, legato alla difficoltà nell’essere buoni e di non sentirsi fessi. Noi dobbiamo in qualche modo cercare di capire il nostro ruolo”.

Sulla lavorazione dell’album ha affermato: “La casa degli artisti mi ha ospitato negli ultimi mesi di lavorazione dell’album. Ho buttato nel disco la necessità di trovare una forma di accettazione. Non perdere troppo tempo su ciò che è così. Hai una possibilità di cambiare? Attendi. Oppure puoi soffrire costantemente perché le cose non vanno come vuoi tu. Una serie di elementi che hanno a che fare con la spiritualità di cui accennavo prima. Importante la vicenda umana ma anche senza perdere di vista quello che c’è intorno. Questo disco è il quinto album – ha aggiunto -, è come se fosse, però, il primo Bis. Cerca di recuperare l’ingenuità che avevo nella scrittura di quei brani. I dischi sono una reazione, l’unica azione che volevo inserire era di non perdere quello sguardo, del fanciullino. E’ un atto di maturità e saggezza. Non so se sono stato capito, il riscontro che mi danno le persone mi fanno capire che si è creata una sintonia con chi mi ascolta. Cerco di ritrarmi quando penso di essere un cantautore. Ho cercato di trattare le tematiche con un piglio da Accademico che non mi appartiene – ha proseguito – ma, casomai, con il guizzo del poeta. La scrittura è tuffarsi dentro gli abissi personali e cercare di illuminare con una torcia gli animali che lo abitano che possono essere meravigliosi o mostruosi. Il primo album rimane, per me, un disco di necessità e urgenza. Anche questo, ho cercato di portare qui, in questo lavoro”.