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Occhio al bollino nei cosmetici green

Come può essere considerato ‘bio‘ un cosmetico o un prodotto detergente? Si tratta di una bella domanda, che interessa un mercato sempre più in crescita e preferito da milioni di consumatori in tutto il mondo.

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Il trend della cosmesi biologica sta infatti registrando continui aumenti, che si sono assestati al +2.4% nell’anno scorso e che stanno progredendo anche quest’anno. Si tratta di dati confortanti, che illustrano come l’attenzione per la salute e per l’ambiente siano ricercati dai consumatori di tutto il mondo. La scelta di preferire dei prodotti di eco cosmesi è, infatti, mossa da una duplice funzione, quella di rendere più sicura la salute personale e quella di dare una mano all’ambiente, convertendo le sostenne chimiche e sintetiche contenute nei prodotti con altre altrettanto performanti ma di pura origine naturale.

Come è possibile quindi accertare la bontà di questi prodotti? In Italia, ma anche in Europa, manca una legislatura chiara sull’argomento, quindi le aziende si sono affidate agli enti certificatori per stabilire la bontà dei loro prodotti e offrire ai consumatori un servizio relativo alla sicurezza. In Italia gli enti certificatori più famosi sono l’Icea, l’Istituto per la certificazione etica e ambientale e il Ccpb, il Consorzio per il controllo dei prodotti biologici, mentre in Europa il più severo è quello Nature, creato da aziende tedesche.

In Europa la certificazione globale manca e si corre il rischio che ogni ente certificatore si proponga come l’unico, come il detentore di una verità assoluta. Quale deve essere, quindi, il futuro della cosmesi bio? Il presidente della Siste, la Società italiana di scienze applicate alle piante officinali e ai prodotti per la salute non ha dubbi, in quanto afferma che l’Unione Europea deve agire dando vita a una legislatura chiara sull’argomento, per evitare che regni l’anarchia in questo settore e che gli enti certificatori si propongano come l’unica garanzia di tutela dei consumatori.