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Trainspotting 2, il film spiegato dal regista Danny Boyle

Ci siamo: dopo vent’anni, tornano al cinema i protagonisti di Trainspotting, film cult di Danny Boyle. Ed è proprio il regista a parlare del suo sequel, a Roma, durante una conferenza stampa di presentazione.

Traispotting 2 non però un adattamento di “Porno”, il romanzo sequel di “Trainspotting” di Irvine Welsh, ma qualcosa di più. Parlerà ancora una volta di Renton, Sick Boy, Spud e Begbie, proprio a vent’anni di distanza dagli eventi del primo film, del 1996.

“Parlare di loro dopo 9 o 10 anni, come nel romanzo di Irvine, non ci dava grandi spunti: sarebbe stato poco più di un recap, di un replica di quello che avevamo già detto nel primo film”, ha affermato Danny Boyle. “Ci abbiamo provato ad adattarlo, ma il risultato non ci soddisfaceva: non ne sarebbe venuto fuori un sequel che valeva la pena fare. Allora abbiamo aspettato, prendendoci dei rischi. Poi, su quella base, lo sceneggiatore John Hodge ha scritto un copione molto più personale: una storia sul tempo che passa, sulla sua accettazione, su come la mascolinità reagisce a tutto questo”.

Sarà un film dunque sulla mascolinità, sul ruolo del maschio nella società, e su come ognuno di noi deve accettare il tempo che passa. I protagonisti saranno più maturi e più disillusi: “Le delusioni della sono qualcosa di inevitabile”, dice il regista. “Ci sono sempre, quando pensi a quello che volevi e a quello che non ti è arrivato. A vent’anni hai voglia di ribellarti, te ne freghi, sei sprezzante, ma con l’invecchiare arriva anche qualcos’altro. E la disillusione della nostra epoca è un po’ quella dei nostri protagonisti, ma T2 non è un film politico”.