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Cesare Cremonini sui mancati sold out dei tour dei colleghi: “Esiste una guerra di comunicazione malata”

Cesare Cremonini sui mancati sold out dei tour dei colleghi, uno dei più chiacchierati è sicuramente lo Start Tour di Ligabue gestito dalla sua agenzia (la Friends & Partners di Ferdinando Salzano), ha dichiarato durante una diretta Facebook che esiste una guerra di comunicazione malata.

Cesare Cremonini – Foto: Facebook

Secondo Cremonini questa guerra di comunicazione e corsa malata ai numeri spesso falsifica i veri risultati degli artisti.

Il famoso e popolare artista ha sottolineato: “Purtroppo è successo persino che qualcuno con molto pelo sullo stomaco, giocasse sporco riempendo le location con migliaia di biglietti omaggio e questo va combattuto con tutte le forze perché crea un inganno nei confronti del pubblico, proponendo falsi miti e bluff che inquinano il lavoro di tanti e saturano il mercato, facendo perdere credibilità a tantissimi che invece lavorano con serietà e onestà. Ma penso sia necessario aggiungere un paio di informazioni in più per avere un quadro completo di come la macchina organizzativa di un evento funzioni”.

Cremonini ha poi ribadito: “Innanzitutto un concerto in uno stadio, come in altre grandi o piccole location, prima di rendere, costa. Costa e moltissimo a chi lo organizza. Soprattutto nel caso di tour importanti con numeri che fanno la differenza, di artisti che hanno per questo un compenso adeguato e una produzione competitiva all’altezza dell’entità dell’evento. Chiediamoci cosa accadrebbe se in un tour da 300.000 ipotetici biglietti da vendere, ne restassero invenduti il 10%? Un tour (anche se non sono tutti uguali e non è mai giusto generalizzare) andrebbe probabilmente in perdita. Non diversamente da quanto succederebbe nel locale notturno gestito dal mio amico o nel ristorante dove vado spesso a pranzo. E non solo le società organizzatrici avrebbero perdite economiche ma tutte le attività che contribuiscono alla riuscita di un evento di tali dimensioni. La sicurezza è fortunatamente diventata una priorità assoluta per tutti e si fanno sempre di più sforzi per assicurarla. Oltre a questo che è prioritario, alla produzione e agli affitti delle location, se si organizza uno show, chi lo crea ha la responsabilità di rimettere tutto in ordine a sue spese (nel caso degli stadi il
manto erboso e la struttura intera), organizzare e sostenere economicamente le spese extra di trasporto cittadino, ( x es. gli orari prolungati dei mezzi pubblici) e via dicendo. Il numero enorme di persone che lavorano ad uno spettacolo dal vivo sia dal punto di vista tecnico che artistico che commerciale è gigantesco e la macchina organizzativa molto più grande di quanto si creda […]”.

Per poi affermare: “Per finire, la cosa più importante: sono sicuro che la mancanza di strutture adeguate al sud sia un danno per tutti, qualcosa di cui si dovrebbe parlare molto, al posto di tante sciocchezze da post decadenza televisiva, e sono certo che come Paese, non possiamo permetterci culturalmente ed economicamente di non affrontare questo tema.. il Sud non ha solo il turismo. Ha la musica nel sangue. Città straordinariamente belle e importanti come Napoli, Palermo, Reggio Calabria, regioni abbandonate come la Basilicata e la Sardegna, tutta la Sicilia e la Calabria, non hanno da anni luoghi sicuri in cui creare grandi eventi con un margine di rischio accettabile – ha denunciato Cremonini – e nessuno muove un dito. Fare numeri che coprano i costi di produzione nelle strutture del sud è sempre meno scontato e un’Italia a due velocità produce una cautela maggiore su tutti i fronti. In alcuni casi si inizia un anno prima proprio per permettere a TUTTI di godere di un evento straordinario. Buona estate e buona, grande musica live a tutti”.